Non esiste un’associazione tra diverse tecniche di riproduzione assistita e indice di massa corporea (IMC) dei bambini all’età di 5-8 anni, ad eccezione di una maggiore prevalenza di obesità nei bambini nati da embrioni congelati-scongelati rispetto a quelli nati da embrioni freschi. Sono alcune delle conclusioni di uno studio condotto su un gruppo di oltre 327.000 bambini danesi nati tra il 2007 e il 2012 con (n=21.403) o senza (n=305.898) l’aiuto di diverse tecniche di riproduzione assistita (ART).
“Il numero di bambini nati dopo ART è in aumento, ma le informazioni sulle conseguenze di salute a lungo termine per questi bambini sono limitate e l’associazione tra uso di ART e IMC dei bambini è ancora controversa” spiegano sulla rivista PLOS Medicine gli autori della ricerca, guidati da Kristina Laugesen, dell’ospedale universitario e della università di Aarhus, in Danimarca.
“Diversi fattori confondenti, incluse le cause alla base dell’infertilità dei genitori e i diversi trattamenti possono avere influenzato le analisi precedenti e aver portato a risultati contrastanti” aggiungono.
Tanti i fattori da considerare
Come spiegano gli autori, per studiare in modo corretto l’associazione tra ART e IMC dei bambini è importante tenere conto di numerosi fattori che potrebbero influenzare i risultati finali. Nel loro lavoro, Laugesen e colleghi hanno a tutti gli effetti effettuato diversi confronti tra le tecniche di riproduzione assistita: in particolare le associazioni per ART vs induzione dell’ovulazione con o senza inseminazione intrauterina (OI/IUI), quelle per iniezione intracitoplasmatica di sperma (ICSI) vs inseminazione in vitro (IVF) convenzionale e quelle per trasferimento di embrioni congelati-scongelati vs embrioni freschi. “Per poter contestualizzare i risultati e confrontarli con la letteratura disponibile, abbiamo inoltre valutato le associazioni per bambini nati con ART vs bambini nati senza l’utilizzo di trattamenti per la fertilità” precisano i ricercatori, che hanno anche tenuto conto di fattori quali parità, anno di concepimento, cause di infertilità, età, livello di istruzione, comorbilità, paese di origine e IMC della madre.
Nello studio, il sovrappeso e obesità sono stati definiti in base agli standard della International Obesity Task Force (IOTF) come, rispettivamente, IMC ≥ IOTF-25 e IMC ≥ IOTF-30.
Diverse le tecniche, diversi (ma non troppo) i risultati
Le analisi hanno mostrato una prevalenza cruda di obesità pari a 1,9% in bambini nati dopo ART, 2,0% nei nati dopo OI/IUI e 2,7% nei nati senza trattamenti per la fertilità. Anche dopo aggiustamenti non sono emerse differenze tra le diverse tecniche in termini di associazioni con i valori di IMC nei bambini di 5-8 anni e le diverse cause di infertilità dei genitori hanno influenzato solo modestamente l’associazione tra ART e IMC.
“Abbiamo osservato però una prevalenza più elevata di obesità dopo trasferimento di embrioni congelati-scongelati (2,7%) rispetto a trasferimento di embrioni freschi (1,8%) (prevalence odds ratios, POR: 1,54; p=0,01)” spiegano Laugesen e colleghi che tra le ragioni alla base di questa osservazione includono anche le potenziali modifiche epigenetiche legate al congelamento.
“Servono ulteriori studi per spiegare quest’ultima osservazione, ma i risultati sono in generale rassicuranti per le coppie che si affidano a ART” concludono, ricordando l’importanza di studi con follow-up più lunghi e che tengano conto di altri esiti metabolici.