Atrofia vaginale: che cos’è e come si cura

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L’atrofia vulvo-vaginale è un disturbo che si presenta di solito in menopausa, ma che può essere curato. Lo specialista in ginecologia e urologia spiega di cosa si tratta e come si cura. 

L’atrofia vaginale è un disturbo che insorge molto frequentemente nelle donne in menopausa, non nell’immediato, ma a distanza variabile da 1 a 5 anni.

Non tutte però ne sono colpite e non allo stesso modo: alcune non presentano sintomi gravi (es., prurito), mentre altre riscontrano sintomi negativi molto importanti (es., incontinenza).

Come gestire questa condizione ma, soprattutto, come fare per trattarla al meglio? Ce ne parla in dottor Diego Riva, specialista in ginecologia e urologia all’Istituto Clinico Villa Aprica.

Cos’è l’atrofia vulvo vaginale

L’atrofia vulvo-vaginale è un disturbo molto diffuso nelle donne in menopausa (perché si interrompe lo stimolo ormonale proveniente dalle ovaie), o sottoposte a chemioterapia, e comporta un assottigliamento dei tessuti genitali e delle mucose vaginali.

“Questo disturbo- spiega il dott. Riva –  si manifesta con:

  • bruciore che, nonostante sia fastidioso, non compromette la qualità di vita;
  • secrezione vaginale dal cattivo odore persistente;
  • sindrome dell’atrofia uro-genitale”.

La sindrome genito urinaria

La sindrome dell’atrofia uro-genitale non è più limitata solamente all’apparato genitale, ma interessa anche la vescica e si accompagna a sintomi quali l’urgenza minzionale (cioè l’estrema necessità di urinare) che può sfociare in un’incontinenza molto fastidiosa e invalidante, perché non si riesce a raggiungere la toilette in tempi adeguati.

A essa può associarsi un’incontinenza da sforzo, che porta a fuoriuscite di urina anche compiendo piccoli gesti come anche solo starnutire.

È chiaro che l’incontinenza in una donna di 50 anni, nel pieno della propria vita e ancora attiva in ambito lavorativo, è molto invalidante, perché impedisce spesso di condurre una vita sociale normale e regolare in quanto le perdite potrebbero causare disagio e imbarazzo.

I sintomi dell’atrofia vaginale

“L’atrofia vaginale quindi – continua lo specialista – può provocare sintomi locali, vaginali o a carico dei genitali esterni come:

  •  prurito;
  •  fastidio;
  • secchezza

 

Tutti sintomi che hanno importanti ripercussioni anche sulla sessualità di coppia: questo disturbo comporta quasi sempre un dolore importante durante i rapporti.

Dolore che può portare facilmente a un progressivo disinteresse, in quanto è di comune osservazione che anche il solo fatto di temere di provare dolore annulla il piacere e costringe la donna a rinunciarvi del tutto, con gravi conseguenze nel rapporto col partner.

Oltre a questo, c’è da dire anche che l’atrofia vulvo-vaginale altera profondamente la flora batterica vaginale; a questo proposito, sono molti oggi gli studi effettuati intorno alla flora batterica individuale che, ricordo, è presente in vari apparati del nostro organismo (intestinale, nasale, auricolare). È necessario quindi mantenerla in salute per non rischiare l’insorgenza di alterazioni”.

Le cure

“I trattamenti possono essere di carattere generale, cioè quelli che si prescrivono per la menopausa e che possono essere:

  •  ormonali;
  •  non ormonali da sostanze fitoterapiche.

 

I rimedi naturali fitoterapici

Esistono terapie non ormonali in grado di ripristinare l’elasticità e l’idratazione vaginale; si tratta di sostanze di origine vegetale (fitoterapici) che agiscono localmente migliorando il trofismo e l’equilibrio batterico vaginale, come ad esempio:

  •  gel lipidici contenenti vitamina E;
  • acido ialuronico;
  •  l’elicriso.

 

La terapia ormonale

“La terapia ormonale generale, invece, è consigliata nella stragrande maggioranza delle donne – continua il dott. Riva -.

Se si considera che ormai l’età media della vita di una donna arriva all’incirca agli 85 anni, ciò vuol dire che questa passa circa 35 anni di vita in menopausa con tutti i problemi che ne conseguono, che non sono relativi solamente alla secchezza vaginale, ma anche all’ipertensione, all’osteoporosi, all’aumento del colesterolo e del peso e tanti altri ancora.

Anche se c’è ancora molto scetticismo da parte delle donne verso l’utilizzo della terapia ormonale, anche in luce delle controindicazioni, questa si è rivelata molto efficace anche per la decalcificazione ossea e altri sintomi correlati, da tenere ovviamente sempre sotto controllo.

La terapia ormonale si può effettuare anche localmente attraverso l’assunzione di ovuli e creme, a volte anche a più cicli”.

Le cure per le donne con tumore al seno

Un problema più importante che riguarda l’atrofia vulvo-vaginale si riscontra in quelle pazienti che sono state operate di tumore alla mammella, in quanto non possono essere sottoposte ad una terapia ormonale. 

“In questi casi si può agire attraverso dei palliativi come:

  • l’acido ialuronico che migliora l’atrofia dei tessuti e la vascolarizzazione togliendo secchezza e prurito;
  • la laserterapia che migliora la vascolarizzazione, per cui la zona diviene più ricca di sangue risultando quindi più elastica e più morbida.

 

Nonostante pareri ancora discordanti – conclude lo specialista –  la laserterapia è molto efficace, con controindicazioni molto modeste anche se con costi piuttosto elevati. Naturalmente è un trattamento che ancora richiede molti studi e che, al momento, si riserva a casi particolari”.

Fonte: Gruppo San Donato

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